UNA CATALANA CHE SI INNAMORA DI MADRID, DIFFICILE DA CREDERE E INVECE…
L’eterno dilemma “meglio Barcellona o Madrid?” colpisce chiunque ami la Spagna.
Dopo decenni di “devo andare a Madrid”, “prima o poi ci andrò”, “ma come fa ad essere più bella di Barna?”, sono finalmente stata nella capitale spagnola.
Una catalana a Madrid, in occasione della Festa nazionale del 12 ottobre, con moltissime bandiere spagnole protagoniste in città: ecco com’è andata.
Parto alla scoperta della città, tre giorni di camminate, tapas, cañas, jamón, risate e tanta bellezza che mi hanno confuso e provocato emozioni contrastanti. In primis perché, sappiatelo, Madrid assomiglia dannatamente a Barcellona. Ci sono quartieri che si possono relazionare facilmente per conformazione, tipologia di persone che li abitano, bodegas spaziali, monumenti, viali ampi che fanno sentire liberi, il particolare colore del cielo.
Madrid enamora, ne ho le prove. Vi racconto il mio weekend perché possiate trarne spunto per un fine settimana madrileño.
Atterro a Barajas il giovedì mattina con volo Ryanair delle 6.45 da Bergamo (svegliarsi alle 4 dovrebbe essere illegale).
Una navetta gratuita mi porta al T4 dove incontro i miei splendidi e folli compagni di viaggio. Dal Terminal 4 parte infatti la metropolitana per raggiungere il centro città. Superato l’ostacolo delle dannate macchinette dei ticket un pochino complicate, tutto procede per il meglio. La metro arriva davvero ovunque ed è una grande alleata per le mie gambe “in ripresa”.
Prima tappa Puerta del Sol, il cuore pulsante della città, la piazza che a qualunque ora del giorno e della notte è letteralmente affollata di persone. Qui si trova l’orologio delle celebrazioni del Capodanno spagnolo, che ospita la diretta della TVE, che al Sabor trasmettiamo per Las Uvas de la Suerte.
A est della piazza il monumento simbolo di Madrid, La statua dell’Orso e del Corbezzolo, avvistata all’alba dell’ultimo giorno dopo una colazione tipica di churros con chocolate.
Due le tappe gastronomiche in zona che vi consiglio: la Mallorquina, pasticceria da urlo con ogni genere di dolce (nota di merito per l’ensaimada dolce o salata) e il Museo del Jamón dove con un solo euro bevete una caña e vi offrono pure una tapita.
Da qui a piedi raggiungiamo Plaza Mayor e il Mercado San Miguel, un tripudio di sapori e profumi “stile” Boqueria di Barcellona, consigliato. Dopo pranzo ci rechiamo all’Hammam per qualche ora di relax fuori dal tempo e dallo spazio, fantastico e imperdibile (serve solo il costume, al resto pensano loro;prenotate dall’Italia tramite il sito).
A seguire camminata verso il Parco del Retiro alla scoperta del Roseto (che ad ottobre è ancora in fiore), la fontana dell’Angelo Caduto, il Palazzo di Vetro, il laghetto con tanto di barchette da noleggiare. Grandi viali alberati asfaltati collegano le diverse aree, mi ha ricordato molto Hyde Park a Londra.
Ci dirigiamo poi verso Plaza de Cibeles, punto di ritrovo del Real Madrid per festeggiare trofei e vittorie (un po’ come la Font de Canaletas della Rambla per il Barça). Da qui piccola coda per salire sul roof top Azotea del Circulo per una vista mozzafiato sulla città (ingresso 5€ con consumazione facoltativa): andateci al tramonto per godere di colori meravigliosi.
La prima giornata si conclude con un tapeo al “Pez Gordo” nel quartiere Malasaña, locale che mi è piaciuto moltissimo per la sua autenticità.
Il secondo giorno parte sulle tracce della famosa “Casa de Papel” con foto di rito davanti alla Fabrica de Moneda y timbre e la visita al giardino tropicale della stazione Atocha, costruito dove nel 2004 c’è stato l’attentato.
Un pranzo di tapas sperimentali alla Sala de Despiece (notevole) e la passeggiata verso il Palacio Real e la Cattedrale dell’Almudena ci conducono verso l’aperitivo serale con il Vermouth, altra bevanda immancabile del vostro fine settimana madrileño.
Weekend nel quale non può mancare una serata di fiesta. Madrid è una città con mucha marcha, sono tantissimi i locali per fare festa e divertirsi (degna di nota la discoteca Joy Eslava). Ed ecco che, tra un botellon in metro o in piazza e un giro di bar, in un attimo è arrivata l’alba.
Trascorriamo l’ultima giornata alla scoperta di Malasaña, un quartiere alternativo a due passi dal centro dove perdervi tra i vicoli colorati pieni di negozi, insegne storiche, piazze con mercatini e tavoli all’aperto pieni di gente. Una vera chicca che mi ha ricordato moltissimo la Barceloneta.
Ed ecco che, al terzo giorno, in una soleggiata giornata di inizio ottobre, scoppia l’amore, la catalana cede al fascino madrileño.
Si sente la mancanza dei colori di Gaudí e del profumo di mare, elementi che rendono Barcellona la città del mio cuore.
A colpirmi però sono state le persone: la costante presenza di volti e storie per le strade della città, il loro modo di vivere dannatamente spagnolo, la loro contagiosa energia.
Ancora una volta mi sono sentita a casa.