LISBONA: CONSIGLI DI VIAGGIO NELLA CITTA’ PORTEGHESE FATTA DI LUCI E COLORI. COSì VIVA DA SEMBRARE IBERICA
Sono tornata a viaggiare, che meraviglia.
Partire fuori stagione è la cosa che preferisco, tre giorni – rigorosamente infrasettimanali – di stacco dal buio invernale, per rigenerarsi e ricaricare energie.
Destinazione: Lisbona. Una città che avevo da tempo nella wish list e che, per varie ragioni, ancora non avevo avuto il piacere di scoprire.
Si parte il lunedì ora di pranzo, volo diretto di circa tre ore e in meno di 40 minuti con la metropolitana si arriva a Rossio, cuore della capitale portoghese.
Non mi ero preparata granché, con l’intenzione di farmi sorprendere dalla città e perdermi nei suoi colori e i suoi vicoli.
Avevo una certezza: il baccalà e il vinho verde sarebbero stati i miei fedeli compagni di viaggio. Quanto ho fatto bene: Lisbona me ha enamorado.
Il primo approccio con la città è stato “in salita”, ignoravo completamente che Lisbona fosse su sette colli, e che ogni meta tu voglia raggiungere in città sia sempre (o quasi) “in cima”.
Appartamento carino senza pretese proprio sopra Rossio, quartiere molto indicato per fare base. A pochi minuti a piedi si raggiunge il centro, la Praça do Comercio, la metro, la stazione dei treni, tutto insomma.
Aperitivo con pesce fritto, Bifana (un panino con carne di maiale fritta) e birra. Abbiamo scelto a caso Ginjina popular, ci ha colpito l’oste sull’uscio che sapeva di autenticità.
E l’intuito dei viaggiatori non sbaglia, quasi mai 😉
Cena ristoratrice a base di zuppa di pesce da Uma: un locale molto piccolo, con tavoli di forse 60 cm, uno attaccato all’altro, che serve solamente questa specialità.
Molto folcloristico e davvero buono, vi troverete ad aprire chele di granchio con alto rischio di macchiare il vostro compagno di tavolo 🙂
La prima giornata intera la inizio con un free tour della città in compagnia della bravissima guida Elisa (link qui).
Giovane italiana trasferitasi a Lisbona 4 anni fa, molto simpatica, preparata e divertente, in meno di tre ore ci ha guidato su e giù per i quartieri centrali raccontandoci storie, leggende e curiosità della capitale protetta da San Vincenzo.
I tour così sono il miglior modo per approcciare alla città. Elisa è stata molto brava a sconsigliare le “trappole per turisti” e così empatica nel raccontare la sua Lisbona che, lo stesso pomeriggio, abbiamo deciso di seguirla in un tour di street art nel quartiere di Mouraria che, da sola, probabilmente avrei relegato agli avanzi di tempo.
Tra calçadas, corvi portafortuna e meravigliosi murales realizzate con le tecniche più disparate, la giornata si è conclusa al Mirador Senhora do Monte, suggestivo punto panoramico, con birra & chips al Secret Garden LX e con la cena nel quartiere di Alfama da Lisbona Tu e Tu (del quale consiglio il chorizo in barca e il baccalà fritto).
Il secondo giorno si raggiunge in treno Sintra, cittadina patrimonio dell’Unesco dal 1995 non lontana dalla capitale. Al contrario di ogni tour consigliato visitiamo direttamente la Quinta da Regaleira, un grande spazio verde di piante tropicali che ospita una tenuta e il Pozo iniciatico, un pozzo di pietra e archi fatto da “nove giri” alla fine dei quali si raggiungono il purgatorio e il paradiso. Molto suggestivo davvero, un luogo mistico all’inizio del quale si potrebbe tranquillamente vedere scritto “lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”. Il richiamo all’inferno di Dante è più che evidente e adorabile.
Da lì la voglia di Oceano prende il sopravvento: prenotiamo un Uber che con soli 12 euro in 30 minuti ci porta al Cabo da Roca: il punto più a ovest di tutta l’Europa.
Rocce a picco sull’oceano, vegetazione primaverile e tanto vento accompagnano il nostro breve pomeriggio oceanico.
Con il bus locale rientriamo a Sintra, prendiamo il treno per Lisbona con destinazione Belem.
Inizia con la merenda a base di pasteis de nata della rinomata pasticceria Pasteis de Belem l’ultima parte della giornata, che si conclude con il tramonto dietro la torre del quartiere sorseggiando la Ginja, liquore locale che crea dipendenza. Nel mezzo una passeggiata lungo Tejo durante la quale vediamo il Ponte do 25 abril e il Monumento alle Scoperte, oltre al Cristo Rei dalla sponda opposta che sovrasta la città.
Il dopocena nel Barrio Alto è quanto di più folcloristico possiate provare in città. Una via tripudio di locali, bar, chupiterie dove le persone bevono per strada e dove fare amicizia è quanto di meglio possiate fare. In meno di dieci minuti, e dopo altrettanti chupiti, abbiamo conosciuto due brasiliani trasferitisi dall’Irlanda e ora marito e marito, una brasiliana laureata in Lettere di passaggio verso l’Italia, un portoghese proprietario di un club. Momenti di autentica mescolanza culturale della capitale portoghese, che accoglie tutti senza discriminazioni, che meraviglia!
L’ultima giornata inizia con la vista dal famoso Mirador de Santa Luzia, pieno di azulejos tipici e dove una voce e una chitarra ci trasportano nel cuore del fado. Proseguiamo poi con la visita del Convento do Carmo, simbolo della città e di quanto il terremoto del 1755 la abbia segnata. A memoria di quanto avvenuto, la copertura della chiesa non è stata ricostruita e resta un monumento a cielo aperto suggestivo. Per chi conosce San Galgano in Toscana, qualcosa di molto simile.
Discendiamo poi verso Praça do Comercio passando dal quartiere portuale, la Rua Rosa – la strada rosa con sottofondo musicale di sax – per recarci al molo di Cais do Sodre con destinazione l’altra sponda del Tejo.
Decidiamo di pranzare “a fiume aperto” in colorati tavolini del Punto final, buon cibo, ottimo vino e una bellissima vista sul Ponte do 25 abril. La storia italiana in qualche modo si lega a quella portoghese: anche per loro il 25 aprile ha un significato importante per la democrazia, è stata infatti la rivoluzione dei garofani a porre fine alla dittatura solo nel 1974.
E il ponte, che molto ricorda il Golden Gate di San Francisco, ne è simbolo.
Se vi avanza tempo prendete il treno per Cascais, la Beverly Hills portoghese sede di villeggiatura dove si trova la Boca do Infierno, raggiungibile anche con il monopattino.
Un’ultima boccata di oceano, magari all’ora del tramonto, prima di rientrare in città.
L’ultima cena decidiamo di metterci alla prova e provare ad entrare nelle grazie di Natercia, “la zia”. Dicono che sia il miglior baccalà di Lisbona, e chi siamo per non provare ad assaggiarlo? Un locale di 12 coperti, dove anche se prenoti non hai garanzia di sederti, perché gestito da Natercia, una rude signora che gestisce da sola tutta l’attività e decide di farti accomodare se ti ritiene simpatic*, quando lo dice lei e solo se lo dice lei (due coppie di italiani sono rimaste a bocca asciutta senza poter entrare nonostante la prenotazione).
Con il mio mix di lingue iberico-inglesi riesco, dopo due tentativi, a farmi apparecchiare un tavolino: ci deliziamo con baccalà con nata e baccalà in crosta e una buona bottiglia di vinho verde Murhals. Natercia ci racconta la sua vita – rigorosamente in portoghese -, ci mostra la pagina del libro di Leonardo Angelucci dal titolo “Luna, ovvero nessuno!” che parla di lei, e lascia finalmente cadere la sua corazza iniziale. E’ finita ad abbracci e chupito di ginja.
Alcuni quartieri della città mi hanno ricordato Siviglia, altri la Barceloneta, altri acune maestose zone di grandi capitali come Londra: ho ritrovato in ogni quartiere un seme di altre città, forse perché Lisbona è una città che accoglie tutti, all’insegna del rispetto dell’altro e mix di culture.
Le persone potranno sembrarvi ruvide e un po’ pensierose; scoprirete poi che vivono nella saudade, un sentimento nostalgico che trova la sua massima espressione nel fado, arte canora tipica.
Ricordatevi di passare dalla libreria più antica ancora operativa per comprare magari un libro di Pessoa, poeta dalle molte personalità i cui aforismi sono diventati famosi postumi.
La capitale portoghese è davvero molto vicina al modo di vivere iberico, per orari e stili di vita ed è così viva da colpire ogni turista e farlo sentire a casa.
È così che mi sono sentita, e sono certa di non essere la sola a pensarlo. Provare per credere.
Imparate qualche parola di portoghese, soprattutto obrigado/a, è quanto vi uscirà dal cuore lasciando la città.
Hasta pronto Lisboa, obrigada di questa prima visita in ottima compagnia.
Alcune info tecniche per organizzare il vostro soggiorno:
- caricate sulla Viagem card un importo non vincolato alle singole corse, vi permetterà di muovervi più liberamente su diversi mezzi (bus, tram, treni, traghetto);
- Uber ha costi abbordabili ed è una valida alternativa ai taxi;
- portate scarpe comode e sperate non piova (la città è fatta di ciottoli).